giovedì 30 aprile 2009

Eternit: una lezione dell’Italia alla Svizzera

http://www.giustiziagiusta.info/index.php?option=com_content&task=view&id=3044&Itemid=1

di Maurizio De Santis

Le iniziative del pm Raffaele Guariniello, in quel di Torino, parrebbero oggi ai più, una specie di atto tardivo (dovuto), contro un leader mondiale del cemento composito, l’Eternit, capace di disseminare per il pianeta una quantità sorprendente di malati di asbestosi, se non di cancro.Gettando, meno distrattamente del solito, lo sguardo nel giardino dei nostri vicini dell’Unione Europea (sempre tempestivi nel denunciare le nostre carenze), sovente mi sono chiesto perché la magistratura italiana agisse così in ritardo nella tutela dei diritti dei lavoratori.Ma allorché mi sono deciso a fare una “passeggiata” presso i nostri cari dirimpettai, in cerca di paragoni che condannassero il sistema di tutela dei diritti italiota, le sorprese non sono mancate davvero! L'impresa Eternit, fondata nel 1903 a Niederurnen (Cantone di Glarus) è stata per decenni leader del mercato dell’amianto, prima in Svizzera e, quindi, in Europa. Era un’industria rivoluzionaria, che metteva in pratica l’idea geniale di un chimico austriaco, Ludwig Hatschek, che aveva appena messo a punto una tecnica per rafforzare il cemento per mezzo di fibre d'amianto. Pur lavorando sul composto amianto-cemento da oltre un secolo, essa è venuta a conoscenza dell’opinione pubblica italiana proprio a seguito delle iniziative del procuratore torinese.A dire il vero, non sarebbe stato necessario attendere le gesta di un singolo uomo di legge.Fin dal 1962, la Commissione europea aveva formulato ai suoi sei Stati membri (Germania, Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi) delle raccomandazioni accompagnate da un elenco di malattie professionali. Questa, pubblicata nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee, non evidenziava soltanto il rischio di asbestosi, ma anche di cancro al polmone.All'inizio degli anni 1960, il pneumologo Irving Selikoff ottenne prove indiscusse sul ruolo dell'amianto nella comparsa dei carcinomi della pleura e del polmone. Ma solo nel 2005 il divieto totale dell'amianto è entrato in vigore in Europa. Pensare a ritardi dovuti ai maneggi delle lobby cementifere, come quella belga e svizzera dell’Eternit, non è peccato.La direzione attuale dell’Eternit Svizzera ha recentemente creato, direi “obtorto collo”, una fondazione per risarcire le vittime che possono provare che la loro malattia è causata dall'amianto lavorato in fabbrica. I fondi sono limitati a 900.000 euro. Poca cosa in rapporto ai 246 milioni di euro che l’INAIL chiederà per indennizzare le vittime dell'Eternit in Italia.Nulla, in relazione alla quantità dei lavoratori coinvolti. I soldi sarebbero destinati alle persone malate che lavorano o hanno lavorato nelle due fabbriche dell'impresa in Svizzera, Niederurnen e Payerne (Vaud), sempre che possano provare l'esistenza di un nesso tra la loro patologia ed il lavoro svolto. Nessun diritto per gli emigranti (una buona metà dei lavoratori degli anni ’60 e ’70) che, nel frattempo, sono rientrati a casa propria portandosi dietro l’asbestosi, quando non un bel tumore.A garantire le cure di chi è rimasto fra mucche, montagne e laghi, sarà la SUVA. Che non è un fuoristrada per donne in carriera ma, bensì, un'ente di diritto pubblico, indipendente e non sovvenzionato. La più grande assicurazione per le coperture obbligatorie della Svizzera.Solo che c’è un piccolo problema per i sofferenti di asbestosi.Prendiamo un caso particolare, il mesotelioma. Parliamo di un cancro del polmone che interessa la pleura. Il guaio per chi soffre di asbestosi ed è magari anche fumatore, sta nelle statistiche che dicono che il 90% dei casi deriva dal tabagismo. Alla SUVA non hanno dubitato un attimo. I danni da fumo precedono senz’altro quelli dell’asbesto. Questa prima “tagliola” assicura un’importante scrematura fra chi avrebbe diritto ad un risarcimento.Ma la SUVA si è superata. Come?Prendendo a riferimento, quale criterio di accettazione di una richiesta di indennizzo, i parametri fissati dai cosiddetti criteri di Helsinki. Che consistono in questo: è’ d’uopo dimostrare di essere stati esposti per 25 anni alle fibre di amianto. Come dire, che chi s’è fermato a 10, 15 o 24 anni, è un furfantino!In Belgio, patria di Alphonse Emsens (che ne acquistò tra i primi i diritti di sfruttamento, nel 1906), e dell’altro grande dirigente incriminato, il nobile belga di 81 anni Jean de Cartier de Marchienne, la tutela dei lavoratori latita.Solo i lavoratori dipendenti diventati malati a causa dell'amianto beneficiano di una compensazione del fondo delle malattie professionali. I lavoratori autonomi, i membri della famiglia del lavoratore dipendente ed altre persone che vivono in vicinanza delle fabbriche non hanno nulla. Solo dal 2007, sotto la pressione della stampa, il governo belga ha deciso di istituire un fondo (comunque insufficiente), per queste vittime.Resta il fatto che ai lavoratori dipendenti del Belgio, colpiti da malattie professionali, è precluso trascinare i dirigenti d'impresa dinanzi ai tribunali. A meno che non sia provato un dolo intenzionale. Ma dei due dirigenti incriminati, permettetemi, quello elvetico merita una passerella. Il signor Stephan Schmidheiny è un monumento dell'economia svizzera. E’ stato un azionista di rilievo ed ha frequentato i consigli d'amministrazione da Swissair a Nestlé, dal gruppo bancario UBS alla multinazionale Asea Brown Boveri e, dulcis in fundo, di Swatch. Ex dirigente di Eternit Svizzera, il sig. Stephan Schmidheiny nega (e ci mancherebbe!), ogni responsabilità sul disastro sociale causato dal cemento-amianto, fino a vantarsi, di aver contribuito allo sviluppo economico durevole.E tanto ne è convinto, che a suo tempo lo mise per iscritto!Nel 1992 pubblicò un libro, “Cambiare rotta”, un saggio sullo sviluppo eco-sostenibile (pubblicato in Italia dal Mulino). Era il periodo nel quale riconvertì il proprio impegno finanziario, passando dalla compromettente Eternit al mondo degli Swatch. Il brand dell’oggettistica “trendy”, dei beni “emozionali”.Nel testo non c’era scritto che il cambiamento di rotta era ineludibile, vista l’oramai palese indifendibilità della sua “creatura” al cemento-amianto.Intanto in Italia, numerosi lavoratori dell’Eternit passavano a miglior vita: 1.378 a Casale, 118 a Cavagnolo, 2 a Rubiera e 384 a Bagnoli. Complessivamente 697 operai sono tuttora gravemente malati. Tra le vittime anche i loro familiari e persone che risiedevano nei pressi degli stabilimenti: 252 a Casale, 1 a Cavagnolo, 4 a Rubiera e 3 a Bagnoli.Forse il signor Stephan farebbe bene a leggersi un altro libro, quello della sua connazionale Maria Roselli, “Amiante ed Eternit, fortune ed intrighi”, dove si lamenta che morti e malati in Svizzera non sono così numerosi, magari semplicemente perché si sono adottati criteri criminali di accertamento (i famosi parametri di Helsinky).
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Commenti (2)

scritto da Maria Roselli, aprile 30, 2009
Gentile signor De Santis Ho letto con interesse il suo articolo e la ringrazio vivamente di aver citato il mio libro. Sono d'accordo in linea di massima con l'impostazione della sua riflessione: la giustizia italiana in questo caso sta impartendo una lezione di civiltà a quella elvetica. È però anche vero, e questo va detto, che anche in Svizzera, negli scorsi anni,ci sono state diverse inchieste giurdiche contro l'Eternit - tutte archiviate per prescrizione. Del resto, se adesso in Italia si arriverà ad un processo, è unicamente grazie alla lodevole perseveranza del pm Guariniello e delle famiglie delle vittime di Casale Monferrato. Un cordiale saluto da Zurigo Maria Roselli PS Mi permetto di indicare il titolo completo del mio libro, anche se dubito vivamente che Stephan Schmidheiny possa essere interassato "Amiante & Eternit - Fortunes e forfaitures" Editions d'en bas, Lausanne 2008

scritto da paolo bertossa, aprile 30, 2009
Penso si debba dire grazie a Maria Rosselli per avere reso pubblico lo scandalo, sia in Svizzera che in Italia. Probabilmente, senza le sue inchieste giornalistiche poco o nulla avremmo saputo di tutto questo.Una vergognosa tragedia.

mercoledì 29 aprile 2009

Casale unita per sconfiggere il male


http://www.giornal.it/pagine/articolo/articolo.asp?id=24021

Minuto di silenzio per non dimenticare le vittime dell'amianto
di B.B.

In occasione della Giornata Mondiale Vittime dell’Amianto, ieri pomeriggio, presso il Comune di Casale, si è svolta una conferenza per aggiornare la situazione attuale del territorio. Negli ultimi anni le priorità sono state innanzitutto le opere di bonifica e l’abbattimento dello stabilimento di Eternit che smise di funzionare nel non lontano '86 (al suo posto nascerà un parco in ricordo delle vittime dell'amianto).
Momento commovente durante l’assemblea quando la signora Romana, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime dell’amianto, ha chiesto un minuto di silenzio “… Ricordiamo le nostre vittime e i nostri cari. Dobbiamo rimanere uniti durante questo processo”.
L’assessore regionale alla Sanità Eleonora Artesio ha proseguito affermando: “La struttura sanitaria casalese cresce ogni giorno di più e sono venticinque anni che la competenza scientifica si affianca alla sensibilità sociale. La nostra più grande necessità è prevenire con opere di bonifica per garantire un futuro alla nostra città ”.
La presidente della Regione, Mercedes Bresso, ha così concluso: “Questa è una giornata importante e mi auguro che diventi permanente e che ci permetta ogni anno di fare il punto della situazione. Sono tanti i problemi a carico del nostro territorio e noi dobbiamo fare del nostro meglio per prevenirli”.
Sperando che un giorno si riuscirà a sconfiggere una malattia così devastante per la popolazione casalese.

venerdì 24 aprile 2009

La Bresso martedì a Casale per la Giornata mondiale delle vittime dell'amianto

http://www.ilmonferrato.it/articolo_attualita'.php?ARTICLE=c131c483439af9f8df762652ae0616f3

La presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso sarà in città martedì 28 aprile in occasione della “Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto”, quest’anno pressochè in contemporanea con il processo di Torino che, per la prima volta, vede gli ex vertici Eternit chiamati direttamente in causa con l'accusa di una negligenza che ha causato migliaia di vittime.

L’Amministrazione Comunale e l’ASL AL di Casale Monferrato, diretta da Gian Paolo Zanetta, in collaborazione con l’Associazione Familiari Vittime Amianto ed il suo presidente Bruno Pesce, hanno organizzato per l’occasione un incontro sul tema “Il ruolo del Centro Regionale Amianto con particolare riferimento ad un nuovo impulso per la ricerca sul mesotelioma”.

L’incontro, aperto al pubblico, si terrà nella Sala Consiliare di Palazzo San Giorgio, via Mameli 10, con inizio alle ore 17.

Data l’importanza dell’argomento e dei futuri sviluppi per il Centro Regionale Amianto, che ha sede a Casale Monferrato, oltre al saluto della Presidente Mercedes Bresso interverrà l’Assessore Regionale alla Tutela della Salute e Sanità Eleonora Artesio, che relazionerà sulla programmazione del Centro e sull’attività sanitaria nei percorsi terapeutici.

venerdì 17 aprile 2009

Chi butta l'amianto nei fossi?


Le segnalazioni dei nostri lettori (il Monferrato)

Casale - 16/04/2009
Nuove segnalazioni di rifiuti abbandonati da parte di lettori e cittadini che hanno indirizzato mail con documentazione fotografica al nostro giornale e al Comune di Casale.
Incredulità e anche rabbia soprattutto per l’abbandono di onduline e manufatti in eternit, a fronte della situazione drammatica che proprio per via dell’inquinamento da amianto la città sta vivendo. Situazione tanto più assurda se si pensa che da anni ormai il Comune promuove un servizio gratuito di ritiro dei materiali in eternit.
Ma in generale la questione rifiuti emerge nella sua costante problematicità per i disservzi, per la mancanza di controlli sul territorio
Rifiuti abbandonati sono stati segnalati in zona Cittadella da Lorenzo Franceschini (gli stessi che probabilmente aveva indicato Federico Cappello) e a tale proposito il Comune aveva fatto scattare la segnalazione alla ditta incaricata - con apposito appalto - di raccogliere in sicurezza tali materiali abbandonati.
Ancora Federico Cappello della associazione Amici della Natura - segnala «in Argine fiume Po lato Canale Lanza e Montecarlo, discariche di rifiuti presumibilmente illecite con diverse tipologie di materiali (compreso rottami di lastre di onduline). Si è ritenuto opportuno segnalare quanto sopra finché gli Uffici interessati possano avviare gli opportuni accertamenti tesi a verificare se tale condotta configuri un illecito punibile ai sensi dell’art. 192 del D.L. 3 aprile 2006, n 152., nonchè per disporre gli opportuni interventi di bonifica».
La prossima settimana - fa sapere l’assessore all’Ambiente Riccardo Revello - si riunirà la commissione tecnica formata dall’assessorato all’Ambiente del Comune di Casale, da Comune di Coniolo, Parco del Po e AIPO per esaminare la problematica degli abbandoni di rifiuti lungo il fiume. «Si valuterà se e dove è possibile mettere sbarre o barriere di dissuasione per impedire accesso degli automezzi e la proposta avanzata dal parco del Po di posizionare una videocamera sull’argine Morano per registrare gli ingressi e individuare eventuali mezzi che scarichino abusivamente».

martedì 14 aprile 2009

Processo Eternit: dalla Francia si guarda a Torino


"Il processo di Torino potrebbe essere uno dei più grandi processi criminali della storia mettendo di fronte più di seimila parti civili a due killer dell'amianto, dirigenti della multinazionale Eternit" ha scritto nei giorni scorsi Humanitè guardando al Palazzo di Giustizia di Torino dove la settimana scorsa si è svolta l'udienza preliminare del processo per i quasi tremila casi di morte tra i lavoratori dell'azienda.
Tremila casi di morte nella zona di Casale Monferrato, cittadina di circa trentamila abitanti: una vera a propria decimazione nella quale la polvere bianca dell'amianto ha avuto il triste ruolo da protagonista diffondendosi nell'atmosfera delle officine e degli spazi circostanti. Un destino tristemente comune a quello che ha colpito i membri francesi dell'Ardeva, l'Associazione Francese delle Vittime dell'Amianto, che sono venuti a Torino "per sostenere la popolazione di Casale, scambiarsi le esperienze e vedere come funziona la giustizia italiana nei riguardi di questo dramma dell'amianto" visto che in Francia, nonostante in alcuni casi siano state riconosciute le colpe delle aziende "nulla è avvenuto a livello penale".
Se da un lato a Torino le parti civili si compiacciono per la "mobilitazione europea" stimolata dal processo, dall'altra uno dei tanti operai francesi colpiti dall'asbestosi osserva: "se va avanti in Italia, speriamo che possa farlo anche in Francia".

L'articolo de "L'Humanitè" in lingua originale è leggibile qui :

venerdì 10 aprile 2009

Eternit. Il secondo giorno del processo che farà la storia

http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=4174:eternit-il-secondo-giorno-del-processo-che-fara-la-storia&catid=93:giustizia&Itemid=292

di Anna Maria Bruni

Nuova giornata di udienza preliminare. Tantissime le parti civili, dai familiari alle associazioni, per un processo destinato a fare storia. Il Pm Raffaele Guariniello: “Inchieste come queste servono a prevenire, perché questi errori non si ripetano

TORINO – Seconda udienza questa mattina per le morti da amianto dell’Eternit, dedicata alla costituzione delle parti civili, oggi dalla ‘M’ alla ‘Z’. Già 500 sono le persone fisiche costituitesi lunedì, nel corso della prima udienza. Ma per ogni persona deceduta in seguito all’esposizione da amianto le persone aventi diritto a costituirsi parte civile possono essere più di una. Sono le famiglie dei quasi 3.000 morti, raccolti in 200mila pagine di atti, che chiedono giustizia in un processo che si profila come il più grande mai celebrato in Europa. Anche i due imputati, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e barone belga Jean Louis De Cartier tengono alti i numeri, con 25 legali contro le imputazioni di disastro doloso e omissione dolosa di cautele.

Migliaia le persone presenti a Torino, i familiari delle vittime e i malati in grado di spostarsi, i rappresentanti di enti e associazioni e sindacati che intendono costituirsi parte civile, i leader di comitati e gruppi italiani ed europei, giornalisti di mezzo continente, osservatori, amministratori da decenni in prima linea. Gli ammessi in aula, 1.200 posti, vengono identificati e registrati ai computer posti davanti alla rampa di scale del Palazzo di Giustizia dopo un percorso transennato. Un presidio medico è a disposizione di chiunque avesse bisogno di assistenza.

Il procuratore Giancarlo Caselli ha commentato positivamente l’organizzazione: "Tutto sta funzionando come meglio non si potrebbe desiderare. E' stato fatto uno sforzo davvero eccezionale per accogliere centinaia di persone". Nel merito Caselli ha sottolineato che "è un processo importante non solo per le sue dimensioni ma anche per la rilevanza sociale". "L'ammonimento costante del Capo dello Stato - ha affermato - a tenere in considerazione i diritti dei lavoratori, tutelandone la sicurezza sui luoghi di lavoro, vuoi per il caso Thyssenkrupp, vuoi per il caso odierno - viene raccolto con sollecitudine e prontezza, nell'ambito di sua competenza".

Significativa la testimonianza di un ex operaio, che a dieci anni dalla pensione si è ammalato di mesotelioma. "Mi è stato asportato il polmone sinistro – racconta in aula - e dopo due anni e mezzo il tumore è ritornato e ora sono in chemioterapia. Nella mia azienda si lavorano le resine e i medici mi hanno detto che c'era polvere d'amianto, cosa – precisa - che non ho mai saputo”. Anche il segretario Cgil di Casale, nel corso della prima udienza aveva sottolineato come venisse volutamente ignorato il rischio connesso al contatto con l’amianto, invitando i lavoratori a “smettere di fumare” per scongiurare possibili tumori. Se si considera che fino ad oggi, secondo l’inchiesta che la Fiom ha condotto nel corso del 2008, il 16% degli operai ritiene di non ricevere una formazione adeguata rispetto ai rischi connessi al proprio lavoro, e che il 20% considera inadeguata l’informazione necessaria a lavorare in condizioni di sicurezza, è facile immaginare quanto il rischio sia stato sottovalutato negli anni in cui la Eternit ha operato.

E’ lo stesso Pm Guariniello a sottolinearlo: “Quando, negli anni 70, ho cominciato a interessarmi di amianto, si sapevano già tante cose sugli effetti mortali di quella sostanza per chi la lavorava. Nelle fabbriche, però, poco era cambiato rispetto alle situazioni che esistevano addirittura prima della guerra. Sarebbe bastato poco, invece per mutare la situazione. Indagando su vicende come quella dell´Eternit o della Thyssen, salta sempre fuori la stessa situazione. Chi stava ai vertici delle aziende sapeva ed era consapevole dei rischi. Ma non ha mai fatto niente, non ha mai speso nulla per evitare gli incidenti e le stragi”.

E a tutt’oggi ancora si fa fatica ad affermare come un diritto quello della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, se è lo stesso governo ad emendare una legge, il dlgs 81/08, neutralizzandone l’applicazione, in particolare proprio per quel che riguarda l’applicazione della compilazione degli elenchi sulle valutazioni di rischio.

Per questo gioca un ruolo importante la magistratura, e prima di questa il sindacato. Fare giustizia sulla salute e sulla sicurezza serve a prevenire – dice ancora Guariniello – e aiuta anche la gente a prendere coscienza dei propri diritti. Ciò che hanno fatto i sindacati e le associazioni attorno alla vicenda dell’Eternit è altrettanto importante rispetto a ciò che abbiamo accertato noi magistrati”. Tra le associazioni costituitesi parte civile la Cgil, Medicina democratica, l’Associazione italiana esposti amianto, Codacons, e diversi enti locali tra cui la Regione Piemonte, la Provincia di Torino e i comuni di Cavagnolo, Casale Monferrato e Rubiera.

Eternit: al via il processo con INAIL parte civile


Sono stati almeno 2mila i morti a causa dell'amianto negli stabilimenti Eternit dal 1952 al 2008, anno della chiusura dello stabilimento. Su questa constatazione si è aperta il 7 aprile a Torino l'udienza preliminare agli stabilimenti Eternit che vede indagati per omissione dolosa di cautele antinfortunistiche e disastro doloso due dirigenti dell'azienda di Casale: lo svizzero Stephan Ernest Schmidheiny e il barone belga Jean Marie Luis Ghislain De Cartier De Marchienne.
Circa 3mila le parti lese, inclusi enti locali, sindacati e associazioni. "Si prevede un dibattimento complesso con tempi importanti e caratterizzato dalla presenza delle parti civili in numero significativo", fanno sapere alla procura di Torino che, per questo, ha messo in moto una macchina logistica molto articolata.
Nel processo contro la società produttrice di manufatti in amianto l'Inail è parte civile. Sono 1.648 le rendite erogate dall'INAIL nei confronti dei lavoratori della Eternit vittime dell'amianto e in base alle quali l'Istituto - costituitosi parte civile nel processo contro Stephan Schmidheiny e Jean de Cartier de Marchienne, eredi della multinazionale tedesca - ha chiesto un rimborso di oltre 246 milioni di euro.
Nel totale di 1.648 rendite erogate complessivamente dall'INAIL, al 27 febbraio 2009, 861 erano ancora attive (429 spettanti a chi ha contratto direttamente la patologia e 432 ai loro familiari), mentre le restanti 787 sono state estinte (a fronte, ovviamente, di prestazioni precedentemente sostenute dall'Istituto e il cui ammontare è stato incluso nel totale dei ratei pagati).
In relazione ai principali stabilimenti della multinazionale sparsi sul territorio nazionale, 1.199 rendite su 1.648 hanno riguardato i lavoratori della Eternit Casale Monferrato Spa; 414 quelli della l'Industria Eternit Napoli Spa e 29 quelli dell'Industria Eternit Reggio Emilia spa (sei rendite, infine, sono relative ai restanti distaccamenti italiani del gruppo). In relazione alle 1.648 rendite l'INAIL ha erogato un totale di 246.349.046,41 euro.
Per altre informazioni, consultare il sito www.inail.it

giovedì 9 aprile 2009

Processo Eternit, 736 parti civili«C'è ancora tempo per costituirsi»

http://www.lanuovaecologia.it/view.php?id=10823&contenuto=Notizia

Ancora poche, a Torino, le costituzioni di parte civile rispetto alle 2.889 parti lese conteggiate nel capo d'accusa. Gli imputati si faranno giudicare con il rito ordinario, ma è polemica sulle proposte di risarcimento
Sono 736 le persone che hanno chiesto di costituirsi parte civile al processo Eternit. Un piccolo esercito di malati d'amianto, e di parenti di coloro che ormai sono deceduti, a cui si devono aggiungere 29 fra enti pubblici (come le Regioni Piemonte, Emilia e Campania), sindacati, comitati e onlus italiane, per affiancare la pubblica accusa nella prima causa penale avviata nel mondo contro i vertici della grande industria svizzera, la cui proposta di risarcimento è stata ritenuta “indecente” perché parziale.
Il conteggio si è potuto fare al termine della seconda sessione dell'udienza preliminare che si è svolta ieri. In totale, le parti lese conteggiate nel capo d'accusa erano 2.889 anche se ieri a Torino si aspettavano molte più richieste e molta più partecipazione. "Forse – secondo uno degli avvocati di parte civile, Roberto Lamacchia - la convocazione non ha raggiunto tutti gli interessati". Intanto, per chi vuole, è ancora possibile entrare nel processo.
Le misure organizzative, che al Palagiustizia del capoluogo piemontese sono state messe a punto per permettere al gup Cristina Palmesino di fronteggiare l'invasione, hanno funzionato al meglio, tanto da strappare commenti di ammirazione tra i legali (23 avvocati) dell'imputato svizzero, Stephan Schmidheiny. "C'è da essere fieri - ha detto il presidente del tribunale, Mario Barbuto - di questa efficienza e dello sforzo profuso da tutto il personale impegnato".
Intanto, i due personaggi chiamati in causa (al miliardario Schmidheiny si aggiunge il barone belga Jean Louis de Cartier) per rispondere di disastro doloso per le morti legate all'attività delle filiali di Casale, Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli, hanno deciso di rinunciare al rito abbreviato e si faranno giudicare con il rito ordinario.
"Abbiamo validi argomenti a nostro favore", ha dichiarato uno dei loro avvocati, Guido Carlo Alleva. Non si esclude una questione di competenza territoriale che, se accolta, sposterebbe la causa da Torino.
Nicola Pondrano, segretario della Camera del lavoro di Casale Monferrato, ha denunciato che la proposta di indennizzo lanciata da Schmidheiny è parziale: "Riguarda solo i malati di asbestosi con invalidità superiore al 30%, e non i colpiti da altre patologie da esposizione all'amianto". "È una proposta indecente", ha detto una signora monferrina prima di entrare in aula.

Amianto: salta l'udienza del 16. Altre 500 pagine di istruttoria dell'accusaTorino


Sono settecento le parti civili che si sono costituite nel megaprocesso amianto che è iniziato a Torino contro i responsabili dell’Eternit, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne indagati dalla Procura di Torino per disastro colposo e inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro. Enti e associazioni ma soprattutto cittadini (ex lavoratori e non) e loro familiari - colpiti dalle patologie causate dall’amianto.
Settecento parti civili che a occhio e croce rappresentano circa un terzo del totale, spiega l’avvocato Sergio Bonetto portavoce del pool che difende le parti lese.
Tra gli enti due Regioni, le Province di Alessandria e Torino, i Comuni di Cavagnolo e Casale l’Associazione familiari e vittime di Casale, Cgil Cisl Uil regionale e provinciale, Legambiente, Medicina Democratica, l’Associazione esposti amianto, l’Inail.
«Manca l’avvocatura dello Stato - commenta Bonetto - non si capisce per quale ragione non si sono costituiti...»
Gli altri si costituiranno al momento del dibattimento. La conclusione della registrazione delle parti civili ha fatto sì che sia stata sospesa l’udienza prevista per il 16 aprile.
L’appello degli avvocati
Il 22 aprile si discuteranno le eccezioni da parte degli indagati mentre il 23 saranno gli avvocati delle parti lese a replicare. E a questo proposito il pool degli avvocati delle parti lese invita i cittadini a partecipare massicciamente alle udienze del 22 e del 23: «Chiediamo di non essere lasciati soli nel momento in cui dovremo motivare le ragioni della nostra presenza in aula, per far sentire con la presenza fisica delle persone che hanno subito il dramma causato dall’Eternit tutto il peso della strage causata dall’amianto».
Fissate anche le udienze successive fino a luglio, dopo che il gup farà il provvedimento per l’ammissione delle parti civili: 18 maggio ore 10-16,30, 22 maggio (9,30-16,30), 25 maggio (ore 10), 1° giugno (ore 9,30), 12 giugno (ore 9,30), 22 giugno (ore 9,30) e (da confermare) 20 luglio alle 9,30.
Nelle udienze si metterà sotto la lente la procedura dell’istruttoria per vedere se tutto è stato rispettato per un eventuale rinvio a giudizio.
Il supplemento di indagine
Venerdì scorso intanto il sostituto procuratore della Repubblica di Torino Raffaele Guariniello ha presentato un supplemento di indagine di 500 pagine (che si vanno ad aggiungere alle 220mila pagine dell’istruttoria madre) che mira a dimostrare che finora - e nonostante sia ormai chiarito anche dalla legge del 1992 che l’amianto fa male e che bisogna bonificare i siti inquinati - gli indagati non hanno fatto nulla per limitare il rischio.
Il reato di disastro doloso ipotizzato dall’accusa e causato dall’Eternit con la diffusione del polverino quindi sarebbe tuttora attuale.
Nella documentazione prodota da Guariniello relazioni dell’ARPA e dei Comuni che elencano i siti inquinati e sottoposti, in parte, a bonifica. con costi consistenti.
Centinaia di milioni di danni
Il Comune di Casale ha infatti presentato due rendiconti.
Uno riguarda i fondi ricevuti dalla Regione e dallo Stato.
Più di 15 milioni (già effettivamente spesi al 31 dicembre 2008) per le bonifiche della sponda del Po inquinata dai reflui dello stabilimento, della fabbrica del Ronzone, la realizzazione e la gestione della discarica, le bonifiche dei polverini, delle coperture pubbliche, i contributi, il centro di informazione amianto e il personale aggiuntivo assunto da Asl e ARPA proprio per l’amianto, le analisi e i monitoraggi ambientali, le spese postali e di cancelleria (ogni volta 1600 raccomandate) i manifesti. E poi spese sostenute direttamente dal Comune, altri 7,2 milioni di euro dagli anni ’90 fino al 2004.
Contributi a privati, ritiro a domicilio dell’amianto (per 7 anni 1997/2004), personale impiegato per le varie attività (procedimenti, gare, delibere), sostituzione dei tetti degli edifici comunali, acquisti degli ex stabilimenti, dell’ex Piemontese, degli ex magazzini di piazza d’Armi - tutte aree inquinate che dovevano essere bonificate - e per bonificare le scuole.
Anche l’Inail chiederà 250 milioni di danni per le provvidenze riconosciute ai lavoratori malati. Senza contare i risarcimenti che verranno rochiesti caso per caso da ogni cittadino e che si aggireranno mediamente sui 500-600mila euro per ogni vittima.
Massimiliano Francia

Eternit, la beffa del risarcimento

http://www.metronews.it/news-torino/eternit-la-beffa-del-risarcimento.html?Itemid=30457%3Fexp%3D1

Una beffa crudele. A margine della seconda udienza preliminare per il processo Eternit è emerso che la proposta di risarcimento che Stephan Ernest Schmidheiny, l’imputato “svizzero” ha rivolto agli abitanti di Casale Monferrato, non riguarda tutti quelli che si sono ammalati ma, ha spiegato Nicola Pondrano, segretario della camera del lavoro di Casale «Solo chi ha contratto l’asbestosi e ha un’invalidità superiore al 30%. Ne sono esclusi coloro che hanno patologie riconducibili a broncopneumopatia da silicati ». Sono 736 le persone fisiche che hanno firmato la richiesta di costituzione di parte civile, tra lunedì e ieri. Di questi, 290 si sono presentati nelle maxi-aule del Palazzo di Giustizia; gli altri hanno firmato una delega agli avvocati. A questi vanno aggiunti 29 enti (territoriali e non) da tutta Italia. Tra le richieste di parte civile figurano quelle di due cittadini di Cavagnolo, in provincia di Torino, dove c’era uno stabilimento della Eternit: non hanno perso congiunti né sono ammalati, ma chiedono comunque un risarcimento perché temono di ammalarsi poiché sono a tutt’oggi esposti all’amianto. Un rapporto Arpa, depositato ieri dalla Procura, evidenzia come il comune di Cavagnolo sia ancora invaso dalla fibra killer.
(REBECCA ANVERSA)

Processo Eternit: due cose non quadrano

http://www.giornal.it/pagine/articolo/articolo.asp?id=23710

Il miliardario svizzero Stephan Schmideiny, titolare dell'azienda di Eternit dal 1973 al 1986, ha offerto un risarcimento ma non a tutte le vittime dell'amianto.

Infatti non tutti gli ex dipendenti e cittadini che hanno contratto la polvere mortale potrbbero ricevere l'indennizzo.
Lo ha rivelato questa mattina Nicola Ponderano, segretario della Camera del Lavoro di Casale Monferrato, anche lui ex dipendente Eternit e ora coordinatore dei familiari delle vittime della città di Alessandria. Sembrerebbe infatti che Stephan Schmideiny abbia offerto 60 mila euro per gli ex lavoratori e 30 mila euro per i cittadini casalese ma rivolto soltanto a chi ha contratto un'invalidità permenente superiore al 30%.

“Ci sono due cose che non quadrano – ha così dichiarato Pondeano – la prima è che a Casale Monferrato non si è mai fatta distinzione tra una malattia e l'altra, perchè da noi quando ci si ammala si dice semplicemente che si è presa la polvere. La seconda è che per accettare la somma offerta da Schmideiny non bisogna costituirsi parte civile, ma i tempi di risposta, anche negativa rischiano di essere lunghi. E se il no arriva troppo tardi le nostre vittime non avranno la possibilità di costituirsi parte civile, visto che il termine scade con la prima udienza del dibattimento”.

Gli avvocati e i sindacati stanno consigliando a chi ha contratto la malattia di costituirsi parte civile.

Oberdan Forlenzo, in rappresentanza di circa 500 potenziali parti civili dichiara che: “... Schimideiny vuol passare per benefattore facendo l'elemosina”.
Mentre i legali difensori di Schmideiny, Astolfo di Amato e Guido Caòp Allevo dicono che: "Riteniamo di avere argomenti seri di difesa".

L'offerta di Shmideiny riguarda secondo una prima stima circa 1500 delle 3000 vittime coinvolte nel processo.
Oggi si è concluso intanto, con un’udienza piuttosto breve, l’appello delle parti civili. Presenti non più di una cinquantina di persone oltre agli avvocati

Una prima stima circa 1500 delle 3000 vittime coinvolte nel processo.

DIRITTO ALLA GIUSTIZIA


CASALE - Da dove cominciare per raccontare la prima giornata dell’udienza preliminare del processo Eternit iniziato lunedì scorso a Torino? Dalle statistiche dei morti? Dai timori per le vittime che l’Eternit continuerà a fare nei prossimi anni? Dalle cifre dei risarcimenti richiesti? Dall’amara percezione che questo processo sia una cosa troppo grande, che inevitabilmente durerà troppo a lungo ed i reati saranno cancellati dalla prescrizione? Non è successo troppe volte nel nostro Paese che gli imputati illustri se la cavino? quasi sempre!
È stato detto e scritto che si tratta del più importante processo contro la violazione delle norme a tutela della sicurezza sul lavoro. Nello stesso tribunale ne è in corso un altro, quello contro i responsabili del rogo della Thyssen: un disastro orribile, breve, fulmineo. Immediato il processo. Forse giustizia sarà fatta. Ma per le vittime dell’Eternit? Un reato perpetrato giorno dopo giorno per lunghissimi decenni; nessuna fiammata esplosiva che divora un pugno di operai, ma una morte lenta che divora un’intera popolazione.
Ricordo, quand’ero ragazzo, i tetti di Casale coperti di uno spesso strato di polvere biancastra, compatta, che nascondeva l’ondulato delle tegole rendendo la superficie piatta, come dopo una nevicata. Ricordo il cortile dell’oratorio del Ronzone dove giocavamo a calcio respirando la polvere a pieni polmoni. Ricordo lo zio di Roncaglia al quale, io di cultura urbana, ho consigliato di pavimentare il cortile con il polverino dell’Eternit; lo ha fatto ed è morto dopo pochi anni di tumore. E poco dopo anche la zia! Quanta polvere bianca nei ricordi dei casalesi, e quanti morti!
Oggi gli esperti ci dicono che l’aria è pulita e noi ci sforziamo di crederci, soprattutto perché ci ribelliamo all’idea di aver messo al mondo dei figli ed averli allevati in un ambiente infame; ma quella che abbiamo respirato per decenni?
Nella prima giornata del processo sono arrivati a Torino centinaia di cittadini che hanno subito i danni dell’amianto nel proprio corpo e nelle loro famiglie; c’erano rappresentanti delle amministrazioni locali, dei sindacato, delle associazioni. Sono venuti anche dalla Francia, dal Belgio, dalla Svizzera e da altri paesi in cui l’Eternit aveva stabilimenti ed ha seminato morte e dolore.
Nell’aula del Tribunale sfileranno migliaia di parti lese, saranno esaminate centinaia di miglia di carte, si pronunceranno miliardi di parole. Non abbiamo dubbi che i magistrati faranno il loro dovere con serietà, forse anche con celerità. Gli avvocati faranno il gioco delle parti; la difesa solleverà infinite eccezioni procedurali; speriamo che siano più bravi quelli che difendono le vittime! Sappiamo bene che le responsabilità devono essere dimostrate e nessun innocente deve essere condannato, ma tra quelle mura austere quanto peserà il pianto degli innocenti?
Francesco Scandiuzzi

mercoledì 8 aprile 2009

Premier procès mondial de l'amiante ?

http://www.humanite.fr/Premier-proces-mondial-de-l-amiante

Le procès de l’amiante en Italie

Notre envoyé spécial à Turin raconte dans l’Humanité de mercredi la première audience préliminaire qui pourrait déboucher sur un éventuel procès des anciens responsables d’Eternit. Pour Alain Guérif, nouveau président de l’Association nationale des victimes de l’amiante (ANDEVA), on est malade dans certaines régions de l’amiante sans le savoir.
Parmi les très nombreux Français manifestant devant le palais de justice de Turin, le 6 avril dernier, se trouvait Alain Guérif, ancien des chantiers navals de Saint-Nazaire et nouveau président de l’ANDEVA. Entretien.
Certains membres de votre association et vous-même avez fait jusqu’à mille kilomètres en car pour suivre cette première audience judiciaire sur l’affaire Eternit : quelles sont vos motivations ?
Alain Guérif. Venir à Turin aujourd’hui c’est une ouverture, un encouragement, pour se convaincre un peu plus concrètement qu’un procès pénal est possible. Ce qui devient possible en Italie doit l’être chez nous à condition que l’on s’en donne les moyens. En France, nous attendons ce premier procès pénal depuis treize ans. Lors de nos réunions statutaires du mois dernier nous avons d’ailleurs décidé de nous remobiliser pour qu’un procès se tienne dès que possible. Il est inadmissible que des milliers de gens meurent tous les ans de maladies liées à l’amiante et qu’il n’y ait pas de coupables. De quel procès s’agirait-il ?
Alain Guérif. Il y a déjà eu des procès civils, notamment devant les tribunaux de la Sécurité sociale, qui ont pour la plupart été gagnés par les victimes en première instance. Des indemnités ont été versées et des fautes inexcusables de l’employeur ont été reconnues. Ce qu’il faut maintenant, pour que justice soit vraiment faite, c’est un procès pénal pour sanctionner les patrons et dirigeants qui n’ont pris aucune précaution dans leurs entreprises alors que les dangers de l’amiante sont connus de longue date. Certains se sont comportés comme de véritables assassins en s’enrichissant dans le même temps sur le dos de salariés qu’ils savaient condamnés à tomber malade parfois mortellement. Actuellement des plaintes ont été déposées par des victimes contre quarante entreprises en France. Nous espérons que les quarante dossiers seront instruits et que nous aurons quarante procès au pénal mais malheureusement on ne saurait dire quand ils pourront se tenir. À ce propos, l’annonce par Nicolas Sarkozy de la suppression du juge d’instruction nous inquiète beaucoup, car, si cela se fait et compte tenu de l’inertie des parquets en la matière, il risque de ne plus y avoir de procès concernant la santé publique ou la santé au travail avant bien longtemps.
Quelle est l’ampleur de ce désastre sanitaire en France ?
Alain Guérif. On ne connaît pas exactement le nombre de victimes mais je peux dire qu’elles se comptent par centaines de milliers. Dans certaines régions il y a des décès que l’on dit inexpliqués mais qui, en fait, sont dus à l’amiante. Le seul chiffre dont nous sommes sûrs, c’est celui des dossiers en souffrance déposés au fonds d’indemnisation des victimes de l’amiante : 24 000 ! Ce qui donne une petite idée de l’ampleur de ce désastre sanitaire qui concerne pour beaucoup les régions côtières à cause des chantiers navals et les zones industrielles.
Entretien réalisé par Philippe Jérôme

Processo importante a livello globale

http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=695119

Torino, 8 apr. (Apcom) - Un punto di arrivo e di partenza per una lotta globale. Questa la definizione del processo Eternit che si è aperto lunedì al tribunale di Torino secondo il presidente dell'Associazione vittime dell'amianto Bruno Pesce, presente oggi al palazzo di giustizia di Torino, dove prosegue l'udienza preliminare cominciata lunedì. "Ci siamo fatti anche noi la nostra 'multinazionale delle vittime' - ha dichiarato Pesce ai giornalisti - oggi la produzione di amianto continua ancora in Africa, in tutta l'Asia, in America latina, in Russia, in India e in Cina; anche il 'civilissimo Canada' estrae amianto e lo esporta in altri paesi". Il presidente Pesce ha espresso profonda soddisfazione per la solidarietà ricevuta da tutto il mondo, dal Brasile, dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra e per la presenza di avvocati provenienti da tutta Europa, sia dalla Francia, il paese più vicino, ma anche da Svizzera, Belgio e Olanda.
Bruno Pesce ha poi voluto ringraziare la Procura di Torino per l'organizzazione impeccabile: "Siamo soddisfattissimi - ha detto - perché c'è stato un servizio ineccepibile e per questo ringrazio tutti. La giornata di lunedì è stata per noi stupenda, per tutte le associazioni, gli enti e le delegazioni che hanno raggiunto Torino. Abbiamo dedicato questa giornata a Michel Bernier, ex dipendente belga della Eternit che si trova in ospedale affetto da mesotelioma peritoneale e che avrebbe voluto essere con noi. Speriamo - ha concluso Pesce - che gli atti processuali possano rendere giustizia alla verità".

Six mille parties civiles à Turin dans le procès de l’amiante

http://www.humanite.fr/2009-04-08_International_Six-mille-parties-civiles-a-Turin-dans-le-proces-de-l

International - Article paru le 8 avril 2009

enquête
Italie . Les victimes françaises étaient en nombre lundi, devant le palais de justice de la ville, où pourrait se dérouler cet automne le procès pénal de deux des dirigeants de la multinationale Eternit.

Turin (Italie), envoyé spécial.

Il a soixante-douze ans, il sait qu’il va bientôt mourir. Mais pas de vieillesse. Giovanni Balice a taillé des plaques de fibrociment pendant quinze ans à l’usine Eternit de Casale Monferrato, près de Turin. Il est l’une de ces 2 191 victimes de l’amiante encore en vie, dans cette commune de 30 000 habitants, où 2 000 hommes et femmes, jeunes et plus âgés, ont été happés par la « mort blanche » depuis la fermeture de l’usine en 1986. Alors, lundi dernier, tandis que se déroule à huis clos la première des audiences préliminaires à un éventuel procès de ses anciens patrons (lire ci-dessous), Giovanni s’empare du micro devant le palais de justice, où plusieurs centaines d’autres victimes italiennes, belges, suisses et françaises se sont rassemblées : « Je ne suis pas ici pour la vengeance, mais pour la justice. Et la justice, ce serait que les patrons aillent en prison et qu’on nous verse de l’argent, pas demain mais tout de suite, parce que moi, mes enfants et mes petits-enfants nous serons bientôt morts ! » Face à lui, les « veuves de Dunkerque », qui vont prochainement reprendre leur marche autour du tribunal de la ville, tiennent en silence un grand calicot sur lequel est inscrit : « Nos empoisonneurs doivent être jugés sans délai. »
Comme l’explique en substance Pierre Pluta, président de l’association régionale (Nord-Pas-de-Calais) des victimes de l’amiante (ARDEVA) et ancien ouvrier des chantiers navals, « où l’amiante dans les ateliers tombait comme de la neige », l’indemnisation par des tribunaux civils de personnes touchées par des pathologies dues à l’amiante (cancers, asbestoses, mésothéliome de la plèvre…) fonctionne assez bien en France. Mais pour ce qui est des procès devant un tribunal pénal, « ça traîne, et même ça bloque ».
Il semble qu’en Italie ce soit l’inverse. Et notamment à Turin, comme en témoigne le procès qui se déroule actuellement, mettant en accusation des patrons de l’usine sidérurgique locale Krupp-Thyssen. C’est pourquoi Pierre Pluta et une quarantaine de membres de l’ARDEVA n’ont pas hésité à faire le voyage vers l’Italie en autocar depuis Dunkerque (1). « Pas pour faire du tourisme », plaisante non loin de là Jean-François Borde, qui affiche avec une quarantaine de collègues la flamboyante banderole du Comité Amiante Prévenir et Réparer (CAPER) de Bourgogne : « Chez nous, il y a 98 décès reconnus en vingt ans et 350 dossiers de malades déposés à l’association. La plupart sont d’anciens salariés de l’usine de fibrociment Eternit, à Vitry-en-Charolais, mais certains ont travaillé à EDF, à la SNCF, à Saint-Gobain, dans les forges de Gueugnon ou à l’ex-Creusot Loire… » développe-t-il, avant d’ajouter : « C’est d’ailleurs dans notre région que pour la première fois, en 1997, un tribunal, celui des affaires de la Sécurité sociale de Mâcon, a fait état de la faute inexcusable de l’employeur. Depuis, malgré nos plaintes, rien ne se passe au niveau de la justice pénale. Nous sommes donc venus à Turin pour soutenir les gens de Casale Monferrato, échanger avec eux nos expériences, mais aussi voir comment fonctionne la justice italienne par rapport à ce drame de l’amiante. »
Pour l’heure, le procès turinois, qui pourrait être l’un des plus grands procès criminels de l’histoire, opposant quelque six mille parties civiles à deux « amianto-killers », grands patrons de la multinationale Eternit ainsi surnommés par la presse italienne, en est au stade préliminaire. Sur le banc des accusés, le discret baron belge Jean-Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, quatre-vingt-sept ans, et Stephan Schmidheiny, soixante et un ans, multimilliardaire suisse vivant en Amérique centrale qui se vante d’avoir été conseiller de Bill Clinton, et d’avoir donné des conférences devant le pape et à l’ONU. C’est surtout lui que le procureur général de Turin, Raffaele Guariniello, qui n’a pas pour l’instant mis en cause le troisième patron d’Eternit - le Français Joseph Cuvelier junior -, a dans le collimateur. L’information judiciaire a duré cinq ans. Elle a fait apparaître que Stephan Schmidheiny avait la haute main sur les usines de Casale et Cavagnolo dans le Piémont, mais aussi de Rubiera, près de Reggio, en Émilie-Romagne, et de Bagnoli, dans la périphérie de Naples, en Campanie. En conclusion de son enquête, en partie révélée par l’association des travailleurs de la chimie fine (ALCA-CUB), le procureur de Turin souligne les « circonstances aggravantes » qui ont prévalu, surtout autour de l’usine piémontaise : « Le désastre est survenu quand l’amiante répandu dans les lieux de travail a envahi sur une vaste échelle et pendant plusieurs décennies (l’usine a démarré en 1906 - NDLR) l’atmosphère environnante, mettant en danger et causant des dommages à la vie et à l’intégrité physique d’un nombre indéterminé de travailleurs, et causant le décès d’un nombre élevé de travailleurs et de citadins… »
En termes moins choisis, Romana Blasotti, présidente de l’association des familles de victimes à Casale Monferrato, qui elle-même a vu partir son mari, une fille, une soeur et un cousin qui n’étaient même pas salariés d’Eternit, a témoigné devant le palais de justice du drame vécu autour de « l’usine de la mort ». Les femmes, dont beaucoup sont décédées aujourd’hui, secouaient dans les jardins où jouaient les gosses cette « soie blanche de salamandre », indestructible, même par le feu, qui recouvrait les bleus de travail de leurs maris. Elle a raconté comment, enterrement après enterrement, celui d’un voisin employé chez Eternit ou de la boulangère de son quartier, elle s’entendait dire que l’amiante, c’était moins dangereux que de se mettre à fumer. Vingt après la fermeture de l’usine, on recense une cinquantaine de cas de maladies dues à l’amiante chaque année à Casale Monferrato. Les médecins locaux estiment à 900 le nombre de décès qui pourraient survenir dans les dix ans à venir, avec un pic du nombre de morts annuel en 2020.
Des chiffres qui révoltent Massimo Pozzi, le secrétaire régional (Piémont) de la Confédération générale du travail (CGIL), laquelle conserve précieusement des photos de l’usine Eternit aujourd’hui détruite. Les images montrent « qu’aucune précaution n’était prise par la direction alors que les dangers de l’amiante étaient connus depuis très longtemps », assure le syndicaliste. « Ce qui se passe ici, au palais de justice, c’est l’aboutissement de trente années de lutte, qui doit déboucher sur un procès pénal », ajoute-t-il, en se félicitant de l’ampleur de la « mobilisation européenne » convergeant vers Turin. Ce maxi-procès aura-t-il vraiment lieu ? Christian Caribene, ancien mécanicien d’entretien chez Eternit à Albi et qui souffre aujourd’hui de plaques pleurales, veut y croire : « Si ça bouge en Italie, espère-t-il, ça ne pourra que bouger encore plus en France. »
(1) On notait aussi la présence de délégations du CAPER Nord-Isère (Eternit à Roussillon), de l’ADDEVA Loire-Atlantique (Everit Pont-à-Mousson et chantiers navals), de l’ADDEVA Gard rhodanien (nucléaire, Marcoule),
de l’ARDEVA Midi-Pyrénées (Eternit Albi), du CAPER Ardèche (Basaltine SA, Cimenteries Lafarge), de Ban Asbestos France, des Mutuelles de France,
de la CGT (secteur santé au travail).
Philippe Jérôme

Amianto in provincia, un silenzio assurdo


Ha fatto scalpore la sentenza che rende giustizia a 7 marinai del nostro territorio a cui il tribunale di Pesaro ha riconosciuto un risarcimento da parte dell’Inps per i danni alla salute subiti dopo aver lavorato a stretto contatto con l’amianto durante il loro imbarco.

da Giancarlo D'Anna consigliere regionale delle marche An-PdL http://www.giancarlodanna.it/

Una sentenza giusta e doverosa e di buon auspicio per il colossale processo che si tiene in questi giorni a Torino contro la società Eternit contro la quale ci sono oltre tremila parti lese: lavoratori e cittadini di Casale Monferrato dove per anni è stata attiva la fabbrica della morte che ha causato centinaia di vittime nel corso degli anni. Altre due testimonianze decisive che certificano il pericolo che corre negli anni chi viene a contatto( inalando le fibre) con l’amianto indipendentemente dal lavoro svolto (vedi Casale Monferrato).
Assurdo ci sia un silenzio di tomba nella nostra Provincia nonostante gli appelli, le segnalazioni, le proteste, i soldi spesi, i corsi di formazione per smaltire l’amianto, il censimento dell’Arpam di Pesaro-Urbino che sancisce un minimo di 3000 (TREMILA) edifici tra pubblici e privati nel nostro territorio contengono le pericolose fibre. Non interessa proprio ad alcuno che scuole, ambulatori, banche, uffici postali cioè edifici frequentati da tutti noi contengono amianto? E’ vero che se compatta la pericolosa fibra non si disperde nell’aria e in quel caso non ci sono pericoli, ma siamo sicuri che gli edifici censiti rispondono a questo requisito? Da tempo ho presentato una proposta di legge in Regione per venire incontro ai piccoli privati che intendono bonificare eventuali quantità di amianto prevedendo incentivi. La commissione competente non l’ha ancora valutata. Nel frattempo troppo spesso, per ignoranza o per risparmiare sullo smaltimento, si rinvengono abbandonati manufatti di amianto sul territorio.
Una situazione di totale disinteresse e menefreghismo preoccupante. Fa notizia il “rimborso” a chi ha perso la salute causa l’amianto, quasi dimenticando che l’Inps paga è perché ha accertato seri danni alla salute. In passato c’era poca informazione e così alcuni scientemente hanno messo a rischio salute e vita di operai e cittadini inconsapevoli. Oggi con i drammi accertati sarebbe opportuno eliminare la fonte di tanto disastro. Troppo spesso abbiamo pianto per aver trascurato e sottovalutato le situazioni. Non abbiamo imparato niente? Io continuo a denunciare questa incredibile vicenda che se trascurata potrebbe colpire tutti, nessuno escluso.

Morti per amianto, al via il processo

http://www.telereggio.it/news.php?id=15365


È un processo-simbolo quello che si è aperto a Torino per le morti da amianto, una sostanza oggi fuori-legge. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio di due imprenditori imputati per omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e disastro colposo. Sotto accusa i titolari della Eternit, il magnate svizzero Stephan Ernest Schmidheiny, 61 anni, e il barone belga Jean Louis De Cartier De Marchienne, di 88 anni. La multinazionale aveva stabilimenti a Cavagnolo di Torino, Casale Monferrato, Bagnoli di Napoli e Rubiera. I morti per mesotelioma, un tumore della pleura polmonare provocato dalle fibre di amianto, sono oltre duemila, di cui quasi 50 a Rubiera. Una delegazione reggiana di parenti delle vittime si è recata nel capoluogo piemontese, assistita dalla Cgil. Le parti lese sono quasi tremila, al processo si sono costituiti parte civile già 500 parenti di deceduti, i sindacati, le associazioni dei consumatori, gli enti locali e le Regioni Piemonte ed Emilia Romagna. Al palazzo di giustizia torinese sono giunte delegazioni anche da altri paesi europei. Altre udienze sono fissate per l'8, il 16, il 22 e 23 aprile. 'Sarà un processo giusto per tutti, sia per le vittime che per gli imputati', ha detto il pm Raffaele Guariniello, prima di entrare nella maxi-aula in cui si è aperto il processo.

ETERNIT: RIPRESA UDIENZA, PESCE "MULTINAZIONALE DI VITTIME"

http://www.agi.it/torino/notizie/200904081058-cro-rt11037-art.html

(AGI) - Torino, 8 apr. - "Confido in una sentenza coerente con l'operazione-verita' fatta dalla Procura di Torino". E' la speranza del presidente dell'associazione Vittime dell'amianto, Bruno Pesce, presente anche oggi al proseguimento dell'udienza preliminare contro i vertici della Eternit. La Procura di Torino chiede di processare lo svizzero Stephan Ernest Schmidheiny e il barone belga Jean Marie Luis Ghislain De Cartier De Marchienne per i reati di omissione delle misure di prevenzione per i lavoratori degli stabilimenti italiani di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli. Contestato anche il reato di disastro doloso. I morti per i quali procede il pm Raffaele Guriniello sono oltre 2 mila, ai quali sono da aggiungere centinaia di persone ammalate. "Abbiamo messaggi di incoraggiamento da tutto il mondo: anche noi ci siamo fatti la nostra 'multinazionale delle vittime'- ha detto Pesce ai giornalisti davanti al Palazzo di Giustizia di Torino, dove l'afflusso di persone che hanno la facolta' di costituirsi parte civile e' stata finora molto al di sotto di quanto si era preventivato alla vigilia, ma occorre anche dire che c'e' tempo per costituirsi fino all'eventuale apertura del processo. Davanti al palagiustizia e' stata comunque attivata l'imponente macchina organizzativa per gestire un'udienza dai numeri mai visti prima, con i banchetti di registrazione collocati all'esterno dell'ingresso principale, la presenza di ambulanze e vigili del fuoco e anche di gazebo della Protezione civile.

ETERNIT: PONDRANO, UNA STRAGE CHE CONTINUA E DI CUI NON SI VEDE LA FINE ...

http://www.libero-news.it/adnkronos/view/96507

Torino, 8 apr. (Adnkronos) - "A Casale vengono diagnosticati 40-45 casi di mesotelioma l'anno. E' una strage infinita, non si vede la fine. Noi vogliamo giustizi e vogliamo che sia un giudice a dire se ci sono delle responsabilita' e se ci sono ci saranno anche i risarcimenti". Sono le parole di Nicola Pondrano, segretario della Camera del Lavoro di Casale Monferrato (Alessandria) ed ex dipendente della Eternit, che fu uno dei primi a iniziare la 'battaglia dell'amianto' e che questa mattina e' tornato in tribunale a Torino per la seconda udienza preliminare del processo che vede indagati gli ex vertici della multinazionale svizzera Stephan Schmidheiny e Jean Marie Luis Ghislain De Cartier de Marchienne.
"Entrai in Eternit all'eta' di 24 anni -racconta Pondrano- e sono uno di quelli che ha un po' iniziato questa battaglia. Noi giovani lavoratori acquisimmo da subito la consapevolezza che alla Eternit non ci si ammalava soltanto ma si moriva. Tutti sapevano che ci si ammalava di asbestosi polmonare ma non c'era ancora la consapevolezza che si moriva, noi cominciammo ad averla -racconta ancora- dai manifesti mortuari che continuavano a comparire sui muri della citta'".
L'attuale segretario della Camera del lavoro casalese, che insieme a Bruno Pesce fu uno dei fondatori dell'Associazione famigliari vittime amianto ricorda che in quegli anni, a meta' degli anni Settanta, "inizio' una stagione fatta anche di scioperi e rivendicazioni per avere bonifiche e migliorie delle condizioni che anche in quegli anni nello stabilimento erano fortemente morbigente e nocive". Nel '79 Pondrano entro' poi nel sindacato iniziando ad occuparsi di malattie professionali. "Ho fatto 600 denunce, gestito 335 cause chiuse positivamente -racconta- e si passo' da una denuncia sindacale a una fase di denuncie circostanziate attraverso questo numeri e la consapevolezza che si era creata nei lavoratori".
...

Processo Eternit, 736 parti civili


Seconda udienza al processo per i morti negli stabilimenti italiani. Le persone fisiche che si sono costituite parti civili sono 736 a cui si aggiungono 29 enti e organizzazioni. Fissato il calendario delle udienze. Dalle vittime arriva un pirmo no alle proposte di indennizzo avaanzate dal magnate svizzero

di Davide Banfo e Lorenza Pleuteri

Sono 736 le "persone fisiche" che alla fine hanno chiesto di costituirsi parte civile -alla doppia udienza preliminare per il caso Eternit. Di questi, 290 si sono presentati direttamente nelle maxi-aule del Palazzo di Giustizia; gli altri hanno firmato una delega ai propri avvocati.Al totale vanno aggiunti 29 enti (territoriali e non) da tutta Italia. Si tratta di Regione Piemonte (capofila), Regione Emilia Romagna, Regione Campania, Provincia di Torino, Provincia di Alessandria, Provincia di Reggio Emilia, Comune di Casale Monferrato, Comune di Cavagnolo (Torino), Comune di Rubiera (Reggio Emilia), Cisl Piemonte, Cisl Torino, Cisl Alessandria, Alca-Cub (lavoratori chimici), Cgil nazionale, Cgil Piemonte, Camera del lavoro di Alessandria, Cgil Campania, Fillea provinciale di Reggio Emilia, Camera del lavoro di Reggio Emilia, Cgil Emilia Romagna, Associazione nazionale vittime dell'amianto, Associazione italiana esposti amianto, Inail, Codacons, Medicina Democratica, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro, Osservatorio nazionale amianto, Associazione vittime amianto nazionale italiana, Associazione esposti amianto regione Friuli Venezia Giulia. Il clima attorno al Palagiusatizia è stato di grande compostezza. In aula si sono però presentati a sorpresa molti familiari di altre vittime di mesotelioma pleurico che avevano lavorato in altre aziende. Ognuno racconta una storia tragica e dolorosa. E' la Spoon river dei morti d'amianto che chiedono giustizia. Toccante la testimonianza di un ex operaio di un'azienda del torinese, chiusa nel '97, che a dieci anni dalla pensione si e' ammalato di mesotelioma. "Mi è stato asportato il polmone sinistro -racconta davanti all'aula - e dopo due anni e mezzo il tumore è ritornato e ora sono in chemioterapia. Nella mia azienda si lavorano le resine e i medici mi hanno detto che c'era polvere d'amianto, cosa che non ho mai saputo. Sono venuto qua -conclude - perchè finora non mi sono mai rivolto ad un avvocato ma adesso che mi sono di nuovo ammalato la vicenda del processo Eternit mi ha convinto a farlo".
Il processo vede sul banco degli imputati gli ex vertici della multinazionale, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 61 anni, e il barone belga Jean Louis De Cartier, 88 anni: il pm Raffaele Guariniello, secondo cui sarà "un processo giusto sia per le vittime che per gli imputati", contesta il disastro doloso. Tra ammalati e deceduti ci sono 2.889 parti lese: lavoratori degli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), i loro familiari, i loro concittadini che abitavano vicino alle fabbriche e respiravano le fibre.In tarda mattinata, conluse le operazioni di costituzione di parte civile, l'udienza è stata aggiornata al 22-23 aprile, quando saramno discusse le eccezioni della difesa.A margine del processo da registrare il no delle vittime alle proposte di risarcimento del magnate svizzero. L'offerta di indennizzo proposta da Stephan Schmideiny, titolare dell'azienda dal 73 all'86 non riguarderebbe infatti tutte le vittime dell'amianto, ma soltanto chi tra ex dipendenti o cittadini di Casale Monferrato ha contratto un'invalidita' permanente superiore al 30% derivante da asbestosi, escludendo cosi' il cumulo di invalidita' e soprattutto coloro a cui è stata riconosciuta una broncopneumopatia da silicati, malattia professionale piuttosto frequente all'Eternit e indennizzata dall'Inail. Lo ha rivelato Nicola Ponderano, segretario della Camera del Lavoro di Casale Monferrato, anche lui ex operaio Eternit e ora coordinatore dei familiari delle vittime della citta' alessandrina.Proprio nei giorni scorsi infatti Ponderano avrebbe ricevuto dai legali dell'uomo daffari svizzero, convertitosi all'ecologia, una risposta negativa sulla richiesta di risarcimento, perche' priva dei requisiti previsti. Schmideiny in particolare ha offerto nelle scorse settimane 60mila euro per gli ex lavoratori e, alla vigilia del processo, 30mila euro per i cittadini casalesi. ''Ci sono due cose che non quadrano - osserva Pondrano -: la prima e' che a Casale Monferrato non si e' mai fatta distinzione tra una malattia e l'altra, perche' da noi quando ci si ammala si dice semplicemente che si e' presa la polvere. La seconda e' che per accettare la somma offerta da Schmideiny non bisogna costituirsi parte civile, ma i tempi di risposta, anche negativa rischiano di essere lunghi. E se il no arriva troppo tardi le nostre vittime non avranno la possibilita' di costituirsi parte civile, visto che il termine scade con la prima udienza del dibattimento''. Per questo motivo alcuni degli avvocati dei sindacati, che si sono costituiti parte civile, stanno consigliando a chi ha contratto una malattia di costituirsi ugualmente, togliendosi dal processo in caso di accordo successivo. E' quanto sostiene Oberdan Forlenzo, in rappresentanza di circa 500 potenziali parti civili.
"Schmideiny vuol passare per benefattore facendo l'elemosina'', dice. L'offerta di Schmideiny riguarda secondo una prima stima circa 1.500 delle 3.000 vittime coinvolte nel processo. Dal canto loro i legali di Schmideiny, Astolfo di Amato e Guido Calo Allevo, si sentono pronti ad affrontare il rinvio a giudizio, senza chiedere un rito alternativo: ''Riteniamo di avere argomenti seri di difesa'', dice Di Amato.
Oggi si e' concluso intanto, con un'udienza piuttosto breve, l'appello delle parti civili.Presenti non piu' di una cinquantina di persone oltre agli avvocati. Il gup Cristina Palesino, ha rinviato l'esame al 22 aprile per le controdeduzioni e le repliche alle richieste di costituzione di parte civile, e prendera' molto probabilmente una decisione entro l'udienza fissata per il 18 maggio.

ETERNIT: PONDRANO, RISARCIMENTO SOLO PER ALCUNE MALATTIE

http://www.libero-news.it/adnkronos/view/96774

Torino, 8 apr. (Adnkronos) - L'offerta di risarcimento ai casalesi coinvolti nel caso Eternit non riguarda tutti i tipi di malattie ma soltanto l'asbestosi polmonare, escludendo invece la broncopneumopatia da silicati. E' quanto ha spiegato, al termine dell'udienza preliminare di oggi, il segretario della Camera di Lavoro di Casale Monferrato (Alessandria), Nicola Pondrano, dicendo di averlo appreso soltanto ieri da una risposta dei legali di uno degli indagati Stephen Schmidheiny, a una pratica risarcitoria di un cittadino.
"In questa risposta -spiega Pondrano- si legge che 'l'offerta prevede che sia oggetto di indennizzo esclusivamente una invalidita' derivante da asbestosi di grado non inferiore al 30%'. Ma per i cittadini di Casale una malattia non e' diversa dall'altra, anzi a Casale quando qualcuno si ammala in dialetto dice di aver 'preso la polvere' senza distinguere tra asbestosi e il resto". Per alcuni dei cittadini casalesi presenti all'udienza di stamattina si tratta di "una proposta indecente".

Eternit/ Pondrano: I morti continuano nel silenzio di tutti

http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2009/04_aprile/08/eternit_pondrano_i_morti_continuano_nel_silenzio_di_tutti,18699198.html

Torino, 8 apr. (Apcom) - "Si parla di 1.300 morti ogni anno sul lavoro, ma ce ne sono altrettanti di cui non parla nessuno che ogni anno muoiono di tumore professionale". Questa la denuncia di Nicola Pondrano, segretario della Camera del lavoro di Casale Monferrato (Alessandria), ex dipendente della Eternit e sindacalista che dagli anni '70 lotta per le vittime dell'amianto. Pondrano era presente oggi al Palagiustizia di Torino insieme a Bruno Pesce con cui ha fondato l'associazione vittime dell'amianto, all'udienza preliminare del processo che si è aperto lunedì e vede come imputati gli ex vertici della multinazionale svizzera Stephan Schmidheiny e Jean Marie Luis Ghislain De Cartier De Marchienne.
Casale Monferrato è tra le più colpite dai danni dell'amianto, sono più di mille i lavoratori morti e più di 500 gli abitanti ammalati per aver respirato le polveri. Pondrano ha ricordato la situazione di Casale a partire dagli anni '50: "Io ho lavorato alla Eternit dall'età di 24 anni - ha detto il segretario - e ricordo che avemmo subito la consapevolezza che lì non solo ci si ammalava, ma si moriva: ce ne rendemmo conto dagli annunci mortuari sui muri di Casale Monferrato. Chi era bambino negli anni '50 ha sicuramente subito delle conseguenze, anche perché non solo nel periodo belga, ma anche nel periodo svizzero si continuava a frantumare l'amianto a cielo aperto".
A Casale come a Cavagnolo l'amianto veniva trasportato 24 ore su 24 in camion scoperti. Nicola Pondrano, protagonista di numerose battaglie legali dagli anni '70 - sono più di 300 le cause vinte - ha ribadito l'importanza del sindacato nella consapevolezza dei lavoratori: "Quando nel 1986 l'azienda annunciò la chiusura nello stabilimento casalese la gente era con noi lottava perché aveva capito che la salute era più importante del lavoro. Oggi di tutti i lavoratori ancora in vita il 99 per cento ha l'asbetosi".

ETERNIT: TROPPI PALETTI NEL RISARCIMENTO DI SCHMIDEINY, NO DA VITTIME

http://www.asca.it/news-ETERNIT__TROPPI_PALETTI_NEL_RISARCIMENTO_DI_SCHMIDEINY__NO_DA_VITTIME-822185-ATT-.html

(ASCA) - Torino, 8 apr - L'offerta di risarcimento alle vittime dell'Eternit da parte del miliardario svizzero Stephan Schmideiny, titolare dell'azienda dal 73 all'86 non riguarderebbe tutte le vittime dell'amianto, ma soltanto chi tra ex dipendenti o cittadini di Casale Monferrato ha contratto un'invalidita' permanente superiore al 30% derivante da asbestosi, escludendo cosi' il cumulo di invalidita' e soprattutto coloro a cui e' stata riconosciuta una broncopneumopatia da silicati, malattia professionale piuttosto frequente all'Eternit e indennizzata dall'Inail. Lo ha rivelato questa mattina, a margine del processo per le circa 3.000 vittime della fabbrica dell'amianto che si sta svolgendo davanti al gup Cristina Palmesino, Nicola Ponderano, segretario della Camera del Lavoro di Casale Monferrato, anche lui ex operaio Eternit e ora coordinatore dei familiari delle vittime della citta' alessandrina.Proprio nei giorni scorsi infatti Ponderano avrebbe ricevuto dai legali dell'uomo daffari svizzero, convertitosi all'ecologia, una risposta negativa sulla richiesta di risarcimento, perche' priva dei requisiti previsti.Schmideiny in particolare ha offerto nelle scorse settimane 60mila euro per gli ex lavoratori e, alla vigilia del processo, 30mila euro per i cittadini casalesi. ''Ci sono due cose che non quadrano - osserva Pondrano -: la prima e' che a Casale Monferrato non si e' mai fatta distinzione tra una malattia e l'altra, perche' da noi quando ci si ammala si dice semplicemente che si e' presa la polvere. La seconda e' che per accettare la somma offerta da Schmideiny non bisogna costituirsi parte civile, ma i tempi di risposta, anche negativa rischiano di essere lunghi. E se il no arriva troppo tardi le nostre vittime non avranno la possibilita' di costituirsi parte civile, visto che il termine scade con la prima udienza del dibattimento''. Per questo motivo alcuni degli avvocati dei sindacati, che si sono costituiti parte civile, stanno consigliando a chi ha contratto una malattia di costituirsi ugualmente, togliendosi dal processo in caso di accordo successivo. E' quanto sostiene Oberdan Forlenzo, in rappresentanza di circa 500 potenziali parti civili.''Schmideiny vuol passare per benefattore facendo l'elemosina'', dice. L'offerta di Schmideiny riguarda secondo una prima stima circa 1.500 delle 3.000 vittime coinvolte nel processo. Dal canto loro i legali di Schmideiny, Astolfo di Amato e Guido Calo Allevo, si sentono pronti ad affrontare il rinvio a giudizio, senza chiedere un rito alternativo: ''Riteniamo di avere argomenti seri di difesa'', dice Di Amato. Oggi si e' concluso intanto, con un'udienza piuttosto breve, l'appello delle parti civili.Presenti non piu' di una cinquantina di persone oltre agli avvocati. Il gup Cristina Palesino, ha rinviato l'esame al 22 aprile per le controdeduzioni e le repliche alle richieste di costituzione di parte civile, e prendera' molto probabilmente una decisione entro l'udienza fissata per il 18 maggio.
eg/mcc/alf

martedì 7 aprile 2009

Torino, processo Eternit: chiesti 246milioni di risarcimento dall'INAIL

http://www.ecoblog.it/post/8059/torino-processo-eternit-3000-vittime-dellamianto-in-attesa-di-giustizia

E’ iniziato ieri a Torino con l’udienza preliminare, il maxi processo all'Eternit che dovrà fare luce sulla morte di circa 3000 persone. L'Inail ha richiesto un risarcimento di 246milioni di euro che dovrebbero sborsare, se giudicati colpevoli i due unici indagati: Stephan Schmidheiny, 62 anni, di professione miliardario, oggi divenuto sostenitore delle cause ambientaliste e il barone belga Jan Luis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne, 88 anni, accusati di disastro doloso e di omissione dolosa di controlli antinfortunistici (sapevano e non hanno fatto nulla per evitare le inutili morti) proprietari dei 4 stabilimenti Eternit di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).
Nella foto in alto la lista di alcune persone decedute per malattie legate all’inalazione di amianto, lista consultabile sul documento di rinvio a giudizio. Le morti, però non riguardano solo gli “addetti ai lavori” ma l’amianto è stato inalato anche da chi abitava nelle vicinanze delle fabbriche che lo lavoravano.
Scrive l’Inail:
Basta il conteggio delle vittime per dare la portata della tragedia: 1.378 a Casale Monferrato (più sedici di una ditta esterna), 118 a Cavagnolo, due a Rubiera e 384 a Bagnoli. A questi si aggiungono 697 operai gravemente malati e i privati cittadini: un deceduto a Cavagnolo, 252 a Casale Monferrato, quattro a Rubiera, tre a Bagnoli.


Un vero “disastro”, come si legge nel capo d’accusa, generato dalla dispersione nell’aria delle fibre d’amianto.

Fabbriche del cancro sul banco degli imputati

http://www.rassegna.it/articoli/2009/04/07/45441/fabbriche-del-cancro-sul-banco-degli-imputati

Più di 2.000 persone morte e 830 ammalate, tra lavoratori e cittadini, a causa dell’esposizione all’amianto. Una lunga e silenziosa strage di innocenti, quella su cui si è trovato a indagare il pubblico ministero Raffaele Guariniello a partire dal 2000

di Guido Iocca


Il più grande processo sulle morti bianche d’Europa. È quello che si è aperto a Torino il 6 aprile, con la prima convocazione dell'udienza preliminare, nei confronti dei vertici dell’Eternit, la più importante multinazionale dell’amianto. Unici due indagati della maxi-inchiesta condotta dal pm Raffaele Guariniello, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 62 anni, e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, 88 anni. L’accusa: disastro doloso e inosservanza delle misure antinfortunistiche. Un comportamento omissivo, quest’ultimo, che riguarda un lasso di tempo che va dall’aprile del ’52 al febbraio del 2008 (la data dell’ultimo decesso) e che è stato la causa, secondo il procuratore della Repubblica del capoluogo subalpino, della morte (soprattutto per mesotelioma pleurico e carcinoma polmonare) di 2.056 persone e della malattia (nella maggioranza dei casi asbestosi) di altre 833. Sul banco degli imputati la gestione degli stabilimenti Eternit di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Anche se è soprattutto su Casale, il vero epicentro della tragedia (con circa 2.000 vittime, di cui 1.500 decessi), che si centra in questi giorni l’attenzione generale.“Il nostro principale impegno, nei quattro mesi che hanno preceduto l’udienza preliminare – spiega Bruno Pesce, coordinatore della vertenza amianto per Casale e Cavagnolo –, è stato nella distribuzione, mediante causa di risarcimento, di oltre 5 milioni e mezzo di euro liquidati dal fallimento ai lavoratori e ai loro eredi, facendo seguito a un precedente riparto di 7 miliardi di lire. Simbolicamente e con commozione, il primo assegno risarcitorio è stato consegnato a Romana Blasotti Pavesi, presidente dell’Associazione familiari vittime amianto, impegnata in questa lotta, quale superstite di cinque vittime della sua famiglia, da ben 28 anni”. Da Casale Monferrato erano in tanti, il 6 aprile, fuori e dentro l’aula magna del Palazzo di Giustizia di Torino: 400 persone, tra ex lavoratori e familiari di operai e di cittadini deceduti, organizzati dalla Cgil e dall’Associazione in 8 pullman (senza contare le foltissime delegazioni provenienti da Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli e dagli altri paesi – Francia, Olanda, Svizzera e Belgio – dove la multinazionale aveva suoi stabilimenti). “È finalmente iniziato il processo – commenta Nicola Pondrano, responsabile della Camera del lavoro di Casale Monferrato – che come Cgil e Associazione dei familiari attendevamo da 30 anni, da quando abbiamo cominciato a batterci per ottenere giustizia, per vedere riconosciute le colpe di una multinazionale senza scrupoli, che si è arricchita sulla pelle di migliaia di lavoratori e di cittadini. Una battaglia che non finisce qui, perché la nostra è una vertenza globale. Ora vogliamo la messa al bando dell’amianto in tutti i paesi del mondo in cui a tutt’oggi il minerale si produce e si esporta”. Una lunga e silenziosa strage di innocenti, quella su cui si è trovato a indagare Guariniello, dopo aver seguito a partire dal 2000 centinaia di singoli casi di lavoratori colpiti dall’esposizione alla sostanza nociva. Uno stillicidio che gli epidemiologi prevedono non si esaurisca affatto presto, non prima del 2025, potendo durare l’incubazione di una malattia come il mesotelioma anche 30-40 anni. A quella data, le stime prevedono che l’amianto avrà fatto, solo in Italia, tra i 20 e i 30.000 morti (a puro titolo di cronaca: ogni anno, nella sola Casale, vengono diagnosticati 45 casi di mesoteliomi pleurici e peritoneali). Ma com’è stato possibile tacere per così tanto tempo la pericolosità dell’utilizzo del minerale killer nella produzione? Una domanda che oggi, alla luce dell’avvenuto disastro, si pongono in molti. Soprattutto quegli oltre 800 ex operai e impiegati che, nel periodo in cui sono stati alle dipendenze della multinazionale svizzera (alcuni addirittura dopo essere andati in pensione), hanno contratto una malattia correlata all’amianto: nessuno aveva loro spiegato, al momento dell’assunzione, i rischi che correvano lavorando a stretto contatto con le micidiali fibre utilizzate nei loro reparti. Gente, con l’asbestosi conclamata, che ha continuato a lavorare all’Eternit fino al suo fallimento e alla conseguente chiusura avvenuta nell’86 (“la polvere nei polmoni ormai l’avevo presa, e poi dove lo trovavo alla mia età un altro impiego”, racconta Pietro Tondello, 63 anni, per 9 addetto al facchinaggio all’Eternit di Casale). Ma loro, gli ammalati, possono anche – paradossalmente – ritenersi “fortunati”, perché la maggioranza dei loro compagni di lavoro non c’è più. Annientati, distrutti, annullati, anche a seguito di lunghe sofferenze (molti in età ancor giovane), da malattie dai nomi – e dalle conseguenze – terribili: mesotelioma pleurico, carcinoma polmonare, asbestosi. E con loro si sono ammalati o sono scomparsi tanti cittadini che nella fabbrica non avevano mai messo piede, con l’unica “colpa” di abitare (o di aver abitato) nei pressi delle fabbriche dove si producevano manufatti con le fibre incriminate. Ma anche mogli o figli di operai che hanno respirato l’asbesto polverizzato sulle tute da lavoro portate a casa per essere lavate durante il fine settimana. O addirittura, i familiari di dipendenti che, con il “polverino” residuo delle lavorazioni, asfaltavano le aie delle loro cascine in campagna.“Praticamente, senza spendere una lira, tenevano pulito il loro cortile – spiega Piero Ferraris, 77 anni, per quasi 20 impiegato nei reparti macchine lastre, tubi e chimica dello stabilimento di Casale Monferrato –. È andata avanti così per anni, fino a quando quelli dell’Eternit, di fronte all’aumentare delle richieste, quella robaccia hanno deciso di non darla più via gratis. Capito? C’era chi, ignaro di tutto, pagava l’azienda per portarsi quel veleno fin dentro casa, con le conseguenze drammatiche che lascio immaginare sui poveri familiari”.

Eternit, il processo italiano un esempio per la Francia (Les Echos)

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/04/visti-da-lontano-7apr09.shtml?uuid=3ff45e0a-2365-11de-a810-6464a992e1a0&DocRulesView=Libero

di Elysa Fazzino

Processo Eternit: chiesti danni per 246 milioni di euro

Sono arrivati dalla Francia in 250 per l'udienza preliminare del processo che si è aperto lunedì a Torino per i morti dell'Eternit. Ed era solo una delegazione tra tante, quella dell'associazione francese di difesa delle vittime dell'amianto, l'Andeva, che ha additato l'Italia come un esempio da seguire. Ne dà notizia il quotidiano economico francese Les Echos.

L'apertura del primo processo penale contro due ex dirigenti della società Eternit, accusata di essere responsabile delle morti dovute all'amianto, deve servire «da esempio alla Francia», ha dichiarato l'Andeva in un comunicato. I magistrati francesi, secondo l'associazione, non dispongono dei mezzi necessari per portare avanti un'istruttoria di qualità. Nel lodare «la determinazione del procuratore italiano e la mobilitazione delle autorità della regione Piemonte», che «mostrano una volontà politica di arrivare a un processo», l'Andeva ha deplorato che la volontà politica «faccia difetto in Francia» e ha preannunciato nuove iniziative nelle prossime settimane.

In Francia, l'amianto è giudicato responsabile di una percentuale compresa tra il 10 e il 20% dei casi di cancro al polmone e dovrebbe essere responsabile di 100mila morti di qui al 2025, secondo l'Afsset (Agenzia salute-ambiente).
Il numero di salariati potenzialmente esposti all'amianto durante le attività di manutenzione è stimato tra 1 e 2 milioni, di cui 900mila sono nel settore della costruzione edile (dati 2007 dell'istituto francese di ricerca e di sicurezza).

In aula i due fronti

La procura rimpolpa le accuse. Lo svizzero schiera 23 difensoriAnche il numero degli avvocati ribadisce il diverso atteggiamento processuale del magnate svizzero, Stephan Schmidheiny, e del barone belga, Jean Luois Marie Ghislain de Cartier de Marchienne. All'udienza preliminare del processo Eternit il primo ne ha schierati ben ventitre (costretti nell'aula sovraffollata ad accomodarsi nella «gabbia» degli imputati), il secondo solo due. L'erede della famiglia Schmidheiny, convertitosi all'ambientalismo sostenibile, ha offerto risarcimenti alle vittime. Somme modeste, gravate da molteplici condizioni temporali, volte a ridurre il numero delle costituzioni di parte civile. Seppur per scopi utilitari, una mossa comunque l'ha fatta. L'ottantottenne barone, invece, se ne sta ben coperto e defilato. Di certo, gode di ottima salute. Qualche giorno fa a un giornalista belga che voleva intervistarlo, la governante ha risposto: «Il barone non può essere disturbato, sta andando in bicicletta nel parco». Una «buona» notizia per le parti lese, che temono che il barone defunga prima che il processo vada a sentenza (o prima che scatti la prescrizione).Non è una buona notizia, invece, per i due accusati il supplemento d'indagine depositato venerdì scorso dal procuratore della repubblica Raffaele Guariniello. Il nuovo materiale prodotto serve a dimostrare che a tutt'oggi a Casale e dintorni ci sono stradine, cortili, solai contenenti il «polverino», il residuo della lavorazione del cemento-amianto che l'Eternit regalava alla popolazione. Il pericolo, dunque, non è cessato. Il fatto, pur essendo noto (la bonifica degli edifici civili a Casale è stata fatta solo per metà), serve a dimostrare che i vertici della multinazionale, chiusi per fallimento nel 1986 gli stabilimenti in Italia, si sono altamente disinteressati di quel che lasciavano alla loro spalle. In sostanza, i due imputati non dovranno rispondere solo di quello che hanno fatto fino all'86, ma anche di quel che non hanno fatto dopo quella data. E se per il primo periodo cercheranno di difendersi sostenendo (contro la verità) che allora «non conoscevano» i danni provocati dall'amianto, per il secondo non avranno alibi o attenuanti. Il supplemento d'indagine di Guariniello rafforza il reato di disastro doloso e, nella strategia della pubblica accusa, dovrebbe funzionare come un baluardo contro la prescrizione.Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva coordinano il vasto collegio di difesa del magnate svizzero. «Non siamo defaticatori processuali, non ci presentiamo per lavorare contro», hanno dichiarato al via dell'udienza preliminare, «svolgeremo il nostro dovere di avvocati in modo appropriato e serio. Se avremo eccezioni da sollevare, saranno serie». Non confermano, ma non negano, che tra le eccezioni preliminari che solleveranno una verterà sulla competenza territoriale. Il processo si svolge a Torino, ma i siti produttivi dell'Eternit oltre che in Piemonte (Casale Monferrato e Cavagnolo) erano in Emilia Romagna (Rubiera) e in Campania (Bagnoli). Sulla manifestazione di ieri fuori dal tribunale i difensori di Stephan Schmidheiny hanno tenuto il profilo basso: «Siamo un paese civile e democratico. La nostra funzione di avvocati è di affrontare anche questi processi, avendo come scudo la legge. Siamo sicuri che i giudici saranno indipendenti».
Manuela Cartosio

Processo Eternit , l’Inail chiede 250 milioni

http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire

In aula migliaia di parti lese che hanno chiesto di costituirsi contro la multinazionale che usava l’amianto

DA TORINO
Erano quasi cinquecento le persone che dal Piemonte, dall’Emilia e dalla Campania si sono presentate ieri mattina al Palazzo di Giustizia di Torino per chiedere di costituirsi parte civile al processo Eternit . E almeno altrettanti dall’Italia, dalla Francia, dal Belgio e dalla Svizzera si sono radunati nelle stesse ore davanti ai cancelli per denunciare la piaga delle morti provocati dall’amianto in tutta Europa. In questo clima si è aperta l’udienza preliminare che per la prima volta vede sul banco degli imputati gli ex vertici della multinazionale, il mi- liardario svizzero Stephan Schmidheiny, 61 anni, e il barone belga Jean Louis De Cartier, 88 anni: il pm Raffaele Guariniello, secondo cui sarà «un processo giusto sia per le vittime che per gli imputati», contesta il disastro doloso. Tra ammalati e deceduti ci sono 2.889 parti lese: lavoratori degli stabilimenti di Casale Monferrato ( Alessandria), Cavagnolo ( Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), i loro familiari, i loro concittadini che abitavano vicino alle fabbriche e respiravano le fibre. «Dall’analisi delle carte processuali – dice l’avvocato Sergio Bonetto, capofila delle parti civili – si ricava che alla Eternit non solo hanno provocato i danni, ma che non vi hanno posto rimedio. Ancora oggi, a Casale , ci sono strade con ghiaia d’amianto ». Solo per gli indennizzi l’Inail ha speso 246 milioni di euro e ora, per riavere una parte della somma, si costituirà con gli altri. I primi a presentarsi sono stati quelli di Rubiera, seguiti da quelli di Casale (su sette pullman) e dai campani. Per fronteggiare l’invasione, il tribunale aveva disposto misure straordinarie: percorsi guidati, controlli al computer, un presidio medico gestito dalla protezione civile, tre maxi aule collegate in videoconferenza. Solo per Schmidheiny, il magnate che oggi afferma di battersi per uno sviluppo eco- compatibile, c’erano 23 avvocati, cosa che non ha mancato di provocare battute ironiche fra i presenti. Il programma del gup Cristina Palmesino, ostacolato da un improvviso guasto al computer, prevedeva l’appello dalla «A» alla «L». Tutti si sono disposti su tre file, una per ciascun cancelliere impegnato a verbalizzare e registrare un nome dopo l’altro: enti territoriali (il primo è stata la Regione Piemonte con la presidente Mercedes Bresso, poi l’Emilia e la Campania, le Province, i Comuni), sindacati, onlus, cittadini. Fuori, nel frattempo, tra bandiere, striscioni, pettorine e distintivi, un palco allestito dalla Cgil ha ospitato comizi, interventi, testimonianze. C’erano politici ( Vittorio Agnoletto, un consigliere regionale con il nonno ucciso da un tumore, Antonio Boccuzzi), sindacalisti e soprattutto i comitati antiamianto italiani e stranieri. Il presidente dell’associazione francese Ardeva, Alain Guerif, ha detto che «questo processo storico è un monito per tutta l’Europa » , aggiungendo che nel suo paese, dove i morti si contano a migliaia, «le cause si fanno ma il governo non dà alla giustizia i mezzi necessari».