martedì 7 aprile 2009

Processo Eternit , l’Inail chiede 250 milioni

http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire

In aula migliaia di parti lese che hanno chiesto di costituirsi contro la multinazionale che usava l’amianto

DA TORINO
Erano quasi cinquecento le persone che dal Piemonte, dall’Emilia e dalla Campania si sono presentate ieri mattina al Palazzo di Giustizia di Torino per chiedere di costituirsi parte civile al processo Eternit . E almeno altrettanti dall’Italia, dalla Francia, dal Belgio e dalla Svizzera si sono radunati nelle stesse ore davanti ai cancelli per denunciare la piaga delle morti provocati dall’amianto in tutta Europa. In questo clima si è aperta l’udienza preliminare che per la prima volta vede sul banco degli imputati gli ex vertici della multinazionale, il mi- liardario svizzero Stephan Schmidheiny, 61 anni, e il barone belga Jean Louis De Cartier, 88 anni: il pm Raffaele Guariniello, secondo cui sarà «un processo giusto sia per le vittime che per gli imputati», contesta il disastro doloso. Tra ammalati e deceduti ci sono 2.889 parti lese: lavoratori degli stabilimenti di Casale Monferrato ( Alessandria), Cavagnolo ( Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), i loro familiari, i loro concittadini che abitavano vicino alle fabbriche e respiravano le fibre. «Dall’analisi delle carte processuali – dice l’avvocato Sergio Bonetto, capofila delle parti civili – si ricava che alla Eternit non solo hanno provocato i danni, ma che non vi hanno posto rimedio. Ancora oggi, a Casale , ci sono strade con ghiaia d’amianto ». Solo per gli indennizzi l’Inail ha speso 246 milioni di euro e ora, per riavere una parte della somma, si costituirà con gli altri. I primi a presentarsi sono stati quelli di Rubiera, seguiti da quelli di Casale (su sette pullman) e dai campani. Per fronteggiare l’invasione, il tribunale aveva disposto misure straordinarie: percorsi guidati, controlli al computer, un presidio medico gestito dalla protezione civile, tre maxi aule collegate in videoconferenza. Solo per Schmidheiny, il magnate che oggi afferma di battersi per uno sviluppo eco- compatibile, c’erano 23 avvocati, cosa che non ha mancato di provocare battute ironiche fra i presenti. Il programma del gup Cristina Palmesino, ostacolato da un improvviso guasto al computer, prevedeva l’appello dalla «A» alla «L». Tutti si sono disposti su tre file, una per ciascun cancelliere impegnato a verbalizzare e registrare un nome dopo l’altro: enti territoriali (il primo è stata la Regione Piemonte con la presidente Mercedes Bresso, poi l’Emilia e la Campania, le Province, i Comuni), sindacati, onlus, cittadini. Fuori, nel frattempo, tra bandiere, striscioni, pettorine e distintivi, un palco allestito dalla Cgil ha ospitato comizi, interventi, testimonianze. C’erano politici ( Vittorio Agnoletto, un consigliere regionale con il nonno ucciso da un tumore, Antonio Boccuzzi), sindacalisti e soprattutto i comitati antiamianto italiani e stranieri. Il presidente dell’associazione francese Ardeva, Alain Guerif, ha detto che «questo processo storico è un monito per tutta l’Europa » , aggiungendo che nel suo paese, dove i morti si contano a migliaia, «le cause si fanno ma il governo non dà alla giustizia i mezzi necessari».

Nessun commento:

Posta un commento